Selvatico, Cotignola, 2018








Selvatico [tredici]

2018

Fantasia/Fantasma Pittura tra immaginazione e memoria

A cura di Massimiliano Fabbri

> Cotignola Museo civico Luigi Varoli

Inaugurazione sabato 24 novembre, ore 16 / 25.11.2018 – 27.1.2019

• Palazzo Sforza

Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini, Sabrina Casadei, Beatrice Meoni,

Julie Rebecca Poulain, Manuel Portioli, Riccardo Cavallini, Silvia Argiolas,

Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino

• Spazio corso Sforza 27 Elisa Filomena, Azadeh Ardalan

• Casa-studio Luigi Varoli Francesco Bocchini

• Palazzo Pezzi

Stefano W. Pasquini, Angelo Bellobono, Marco Bettio, Ettore Pinelli, Giorgio Pignotti, Francesco Cuna, Amandine Samyn, Giulio Saverio Rossi, Andrea Grotto, Barbara De Vivi, Paolo de Biasi, Luca Moscariello, Benedetto di Francesco, Giuliano Guatta, Simone Luschi

Comune di Cotignola

0545 908 879 / 320 43 64 316 / fabbrim@comune.cotignola.ra.it

www.museovaroli.it / www.facebook.com/luigi.varoli.cotignola




Il fantasma della follia, dell'ossessione, gravita attorno ai creativi da sempre. È un fuoco alle volte assopito che ogni tanto ha bisogno di uscire. Ho progettato questo mio intervento all'interno di Selvatico con la consapevolezza che entrare nelle “mie” stanze significa avvicinarsi non al mio mondo esteriore – fatto di tanti impegni istituzionali e non, e soprattutto cose pratiche che non interessano a nessuno – ma a quanto frulla nella mia testa durante questi impegni. Porto fuori il cane e penso al fatto che nel 2012 sono state scattate più fotografie che dall'inizio della fotografia al 2011. Sarà una bufala? In ogni caso rende l'idea di quello che può essere – anche solo potenzialmente – la creatività collettiva. Potrebbe questa energia creativa essere incanalata in qualcosa di alto, di ampio, di grosso? Chissà. Torno dalla passeggiata col cane, due telefonate mi interrompono mentre impagino con InDesign l'ennesima grafica urgentissima per l'Accademia Albertina. Questo non ha nulla a che fare con i miei interessi, mentre il cervello pensa alle pennellate di Rubens, da poco viste all'Hermitage di San Pietroburgo, alle volte così fluide da rasentare la colatura. La colatura, Rubens! Parto sempre dal presupposto che la pittura non interessi più a nessuno, ma che il nostro gesto anacronistico sia comunque una delle cose più importanti del nostro fare. La pittura è bellissima, sottolinea Elena Hamerski in una sua sorta di azione artistica che implica attaccare in giro questa frase. Mentre portavo fuori il cane l'ho attaccata davanti a casa mia.

Ludovico Ariosto non c'entra niente con Cotignola, ma le stanze di Palazzo Pezzi si addicono bene alla sua personalità. Del resto la sua casa a Ferrara ha un'architettura simile. Dunque nelle prime stanze presento un Ariosto-Non-Ariosto che guarda avanti scimmiottando un ritratto di Tiziano che poi non si è mai capito se fosse Ariosto oppure no. Attorno a lui, sette donne. Le donne di Ludovico Ariosto. Alcune reali (la madre, la moglie, l'amante, neanche fosse un film con Lino Banfi) altre inventate (da lui: Bradamante, Angelica). Chi è chi lo decidete voi?

Nella terza stanza c'è la luna. La luna su cui Astolfo ritrova il senno di Orlando, che brulica di memorie, di energia e di follia. La luna che ci guarda anche quando noi non stiamo guardando lei. La luna guardata da un oblò di Gianni Togni o la luna del pastore errante dell'Asia di Leopardi, o quella di una non certificata frase di Leonardo che si chiede: “La luna, la luna, ma come sta la luna?”. La luna ci guarda e guarda il nostro brulicare inutile in questa palla più grande di lei. Si sentirà all'altezza? O ci guarderà dall'alto in basso? Eppure non è tanto difficile da raggiungere, se Astolfo con quattro battiti di ali arriva e vi trova di tutto. Come qui. Nelle ultime stanze non c'è l'ampolla con il senno di Orlando, nè quella con la follia di Stefano W. Pasquini, ma un leggero brusio di confusione che invita anche te, lo spettatore, a partecipare all'installazione.












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Blah Di dà

A certain something